Bolzano, Göttingen, 28 febbraio 2025

In occasione della Giornata mondiale della Natura delle Nazioni Unite, il 3 marzo, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) richiama l’attenzione sull’espulsione sistematica degli indigeni Masai in Tanzania. Con il pretesto della conservazione della natura, i Masai sono stati espulsi dalle loro terre ancestrali nel nord del Paese per decenni, al fine di liberare terreni per il turismo (venatorio) e altri interessi commerciali, come le aree di compensazione del carbonio.
La conservazione fortificata, che mira a separare le persone dalla natura, non solo sta distruggendo le comunità Masai in Tanzania, ma è anche controproducente per la conservazione della biodiversità. Questa forma di conservazione della natura risale a un modo di pensare razzista dell’epoca coloniale, che intende trasmettere l’idea di “natura selvaggia incontaminata” da un lato, e la convinzione che le popolazioni indigene non possano prendersi cura della propria terra dall’altro. In realtà, però, i Masai vivono in armonia con la natura da molte generazioni e contribuiscono attivamente alla protezione della flora e della fauna. Le loro pratiche tradizionali si basano sul principio della sostenibilità.
I Masai hanno presentato la loro visione per un’alternativa sostenibile alla conservazione delle fortezze nel 2024. La “Visione della conservazione Masai” sottolinea il legame culturale, ecologico e spirituale dei Masai con la loro terra e mostra come essi siano coesistiti pacificamente con la fauna selvatica per secoli. Il documento è stato elaborato dagli anziani, dalle donne e dai giovani Maasai di 26 villaggi della Tanzania settentrionale e pubblicato dalla Maasai International Solidarity Alliance (MISA), di cui l’APM è membro. La separazione della popolazione indigena dalla natura è in contraddizione con i principi di una conservazione efficace ed equa della natura. Grazie al loro stretto rapporto con la natura, i Masai sono spesso i primi a notare i cambiamenti ambientali e i potenziali pericoli.
Oltre alle espulsioni per garantire il turismo, i Masai sono sempre più sotto pressione a causa dei cosiddetti progetti di compensazione del carbonio. Nell’ambito di questi programmi, grandi aree di terra vengono messe da parte per il sequestro del carbonio, limitando ulteriormente l’accesso dei Masai ai pascoli, alle fonti d’acqua e ad altre risorse vitali. Questo spesso avviene senza il consenso libero, preventivo e informato delle comunità interessate. La Maasai Conservation Vision avverte esplicitamente che i progetti di compensazione del carbonio potrebbero diventare un’altra forma di furto di terra.
I Masai chiedono la fine degli sgomberi forzati e il riconoscimento dei loro diritti fondiari tradizionali e della loro conoscenza della natura e della fauna selvatica. La sopravvivenza dei Masai e la protezione della biodiversità sono inestricabilmente legate. L’APM rinnova il suo appello al governo della Tanzania, alla Società Zoologica di Francoforte e al Kreditanstalt für Wiederaufbau affinché rispettino i diritti dei Masai e interrompano gli investimenti se non sarà garantito il rispetto dei diritti umani. La conservazione sostenibile della natura può avere successo solo se la popolazione indigena viene coinvolta in modo rispettoso.