Bolzano, Göttingen, 9 settembre 2025

L’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) mette in guardia dal definire le elezioni farsa orchestrate dai governanti islamisti in Siria come elezioni o elezioni parlamentari, legittimando così il regime. L’uso del termine elezioni dà l’impressione che si tratti di un processo democratico. Non è così. In Siria non ci sono elezioni libere o democratiche. Chi parla di elezioni in Siria legittima il regime islamista.
Nelle imminenti “elezioni parlamentari”, per le quali non è stata ancora fissata una data precisa, 140 deputati saranno nominati da commissioni elettorali regionali, i cui membri saranno designati dall’autoproclamato presidente ad interim Ahmed al-Scharaa. I restanti 70 deputati saranno nominati direttamente da al-Scharaa. Di fatto, tutti i seggi saranno quindi assegnati dai governanti islamisti siriani. A parte la denominazione, il regime siriano non si preoccupa nemmeno di mantenere le apparenze di un processo democratico. Solo una minima parte della popolazione potrà votare come membro delle commissioni elettorali. Drusi e curdi saranno deliberatamente esclusi, poiché non saranno nominate commissioni elettorali nella zona drusa di al-Suwaida e nelle aree controllate dalle SDF. Inoltre, secondo il regime, “separatisti, terroristi e agenti stranieri” non potranno essere ammessi come candidati. Il regime controlla quindi anche i candidati. In questo modo, alla fine, non è nemmeno necessario falsificare i risultati elettorali.
Chi non presta attenzione alla scelta delle parole e definisce il progetto di al-Scharaa come elezioni, contribuisce a riconoscere e legittimare di fatto come presidente un islamista criminale che fa rapire e violentare in massa donne alawite e druse o che lo tollera, L’APM/ GfbV esorta i governi europei a non riconoscere in alcun modo i “risultati” delle elezioni fasulle. Chi lo fa comunque si rende complice degli omicidi di massa e degli stupri di drusi, alawiti e altri gruppi etnici da parte del regime di Damasco. Non si può parlare di democrazia e diritti umani in Siria e al tempo stesso sostenere i nemici dei valori liberali e democratici.
In Siria ci sono forti riserve sul progetto di al-Scharaa, in particolare da parte delle minoranze e delle donne, che sono escluse dal processo. La leadership delle Forze Democratiche Siriane (SDF) guidate dai curdi, che controllano circa un terzo del Paese, così come la popolazione drusa nel sud della Siria, il gruppo etnico alawita e l’opposizione democratica arabo-sunnita, rifiutano categoricamente il progetto del regime islamista di Damasco. Chiedono alla comunità internazionale di non riconoscere in alcun modo queste elezioni fasulle. Secondo molti siriani, nel Paese vige una dittatura islamista-fascista sotto le spoglie di un governo di transizione che vuole islamizzare il Paese con la forza. Questo regime è sostenuto da islamisti come Erdoğan o l’emiro del Qatar.