Bolzano, Göttingen, 23 luglio 2025
In occasione del decimo anniversario della fondazione dell’Università di Afrîn, il 26 luglio 2015, l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) mette in guardia dalla minaccia di distruzione delle tre università rimaste nel nord della Siria. L’università di Afrîn è stata la prima università curda in Siria ed è esistita solo per tre anni. Quando la Turchia ha occupato la regione curda siriana di Afrîn, situata a nord-ovest, nel 2018, in violazione del diritto internazionale, l’università è stata distrutta insieme a circa 400 scuole curde. Dopo la caduta della dittatura di Assad, cresce il pericolo che il nuovo governo islamista di Damasco assuma il controllo delle regioni nord-orientali della Siria. Per le università che vi hanno sede, ciò significherebbe la fine della libertà accademica.
Nelle zone della Siria nord-orientale che non sono sotto il controllo del governo islamista di Damasco ci sono ancora tre università: l’Università del Rojava a Qamishli, l’Università di Kobani e l’Università Al-Sharq a Raqqa. L’Università del Rojava a Qamishli, fondata nel 2016, è considerata la più grande università dell’amministrazione autonoma della Siria settentrionale. L’Università di Kobani è stata fondata nel 2017. Oltre alle due università nelle regioni a maggioranza curda, nel 2021 è stata fondata l’Università Al-Sharq nella città a maggioranza araba di Raqqa. In tutte e tre le università non solo vengono insegnate diverse materie, ma viene anche promossa la tolleranza religiosa ed etnica e la parità tra donne e uomini.
La libertà accademica è un pilastro fondamentale delle società democratiche. Facciamo appello alle università europee affinché si impegnino a favore della libertà delle università in Siria. Attualmente non esiste alcuna cooperazione tra le università della Siria settentrionale e quelle europee, nonostante le università di molti altri paesi abbiano instaurato tali cooperazioni. La ragione di questa mancanza di solidarietà è da ricercarsi soprattutto negli stretti rapporti tra le università tedesche e turche, che hanno rifiutato qualsiasi contatto con l’amministrazione autonoma della Siria settentrionale.
Mentre nelle tre università dell’amministrazione autonoma della Siria settentrionale le donne rappresentano circa il 68% degli studenti e il 52% dei professori, nelle università controllate dal nuovo governo islamista siriano si stanno affermando sempre più tendenze islamiste. Questo sviluppo mette a rischio il futuro delle università e della scienza in Siria nel suo complesso.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, dalla caduta del regime di Assad, in quasi tutte le università siriane, in particolare a Damasco, si sta procedendo a ritmo serrato alla costruzione di sale di preghiera. Anche le sale di lettura e i cortili delle università vengono spesso dichiarati in modo dimostrativo luoghi di preghiera, dove migliaia di studenti, separati dalle donne, recitano la preghiera islamica. Nelle sale di lettura e sui muri delle università sono stati trovati ripetutamente volantini che invitano gli studenti a rispettare le regole islamiche. Gli insegnanti sono spesso sotto il controllo di vari sceicchi che hanno legami con gruppi radicali come la rete terroristica internazionale al-Qaeda. Durante gli orari di preghiera, la chiamata alla preghiera è spesso caotica. Le studentesse sono invitate a rispettare le regole islamiche in materia di abbigliamento. Le università siriane stanno diventando luoghi di intolleranza e focolai di gruppi radicali come al-Qaeda o la Fratellanza Musulmana per cristiani, alawiti, drusi, ma anche curdi.
La crescente diffusione delle ideologie islamiste potrebbe avere conseguenze di vasta portata anche per i siriani che vivono in Germania. Un rafforzamento dell’influenza delle ideologie islamiste sulle persone di origine siriana in Germania comporta pericoli soprattutto per i membri delle minoranze. I drusi, i curdi e altri membri di minoranze che vivono in Germania sono già ora sempre più minacciati dagli islamisti.