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Italia-Bosnia: cecchini italiani coinvolti negli omicidi. Anche italiani e altri europei hanno partecipato all’assedio serbo di Sarajevo

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15 anni dopo il devastante attentato alla Cattedrale di Baghdad (31 ottobre) – I Cristiani in Medio Oriente continuano ad essere minacciati

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“Ha contribuito in modo determinante al riconoscimento del genocidio degli Armeni” – L’Associazione per i popoli minacciati si congratula con Tessa Hofmann per il conferimento della Croce al merito

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Giornate di azione per il Sahara occidentale 2025: “50 anni di occupazione – 50 anni di resistenza”

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Escalation della persecuzione russa in Crimea: preoccupazione per donne tatare di Crimea arrestate

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Ricatto invece di responsabilità – La commissione giuridica vota a favore di un taglio drastico alla direttiva UE sulla catena di approvvigionamento

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Iran e Afghanistan, conflitto per l’acqua. Gli islamisti si contendono il fiume Helmand

Bolzano, Göttingen, 25 maggio 2023

La regione montagnosa e il fiume Helmand, in Afghanistan. Foto: wikipedia.

Il regime islamista sciita dell’Iran e quello islamista sunnita dei Talebani in Afghanistan non si contendono solo l’influenza nella regione, ma anche l’acqua. Questo conflitto di lunga data per i diritti sulle acque di confine del fiume Helmand mostra come l’acqua sia usata come mezzo di pressione e come le minoranze siano strumentalizzate. Il presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha recentemente minacciato di “difendere con ogni mezzo i diritti idrici del popolo iraniano” sul fiume comune Helmand. Ha dichiarato che l’Iran vuole innanzitutto imporre l’invio di esperti idrici iraniani in Afghanistan per controllare il livello dell’acqua del fiume Helmand, lungo 1.150 chilometri, che nasce più a est nelle montagne dell’Hindu Kush dell’Afghanistan. I Talebani non vogliono accettarlo. Temono che l’Iran possa usare la questione per rafforzare la sua presenza in Afghanistan. Sebbene entrambi i regimi siano islamisti, ci sono molti conflitti tra loro, compresi quelli settari. Entrambe le parti si accusano a vicenda di sostenere le minoranze religiose nei rispettivi Paesi. Così, entrambe le parti strumentalizzano le minoranze religiose per giochi di potere geopolitici. Le minoranze interessate sono quindi minacciate da una repressione ancora maggiore. I Talebani accusano il regime iraniano di sostenere la minoranza sciita Hazara in Afghanistan, mentre l’Iran parla di legami dei Talebani con le milizie sunnite in Iran.

Inoltre, c’è da temere che anche l’acqua venga usata come arma per far valere interessi geopolitici in questa regione. Kamal Sido, esperto dell’Associazione per i popoli minacciati per il Medioriente racconta che all’inizio di aprile è stato a Baghdad sul Tigri e all’inizio di maggio sull’Eufrate in Siria. Sull’Eufrate ha visitato la diga vicino a Raqqa e ha potuto vedere con i suoi occhi quanta poca acqua è rimasta nel bacino e quanto sia drammatica la situazione. Qui la Turchia sta abusando del suo controllo sui fiumi che poi scorrono in Siria come arma contro i curdi e altre minoranze. Che si tratti dell’Helmand, dell’Eufrate, del Tigri, del Nilo o del Giordano, l’acqua è la base di ogni vita e non deve essere usata come leva. Tutti gli Stati devono rispettare gli accordi conclusi e risolvere pacificamente le questioni irrisolte nell’interesse di tutti. In tempi di persistente siccità e aridità, quando l’umanità sta lottando con le conseguenze del cambiamento climatico, le risorse idriche devono essere distribuite in modo equo.

In un contesto di prolungata aridità e siccità e di mancanza di gestione dell’acqua in Medio Oriente, l’intera regione si trova ad affrontare conflitti idrici: Tra Egitto ed Etiopia per l’acqua del Nilo o tra Israele e Giordania per il fiume Giordano. Da tempo ormai ci sono conflitti tra Turchia, Siria e Iraq per l’Eufrate e il Tigri.