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Situazione dei diritti umani in Crimea. Dieci anni di occupazione russa

Di Sarah Reinke

Göttingen, Bolzano, 6 marzo 2024

Le catene che sono state poste sulla Crimea con l’annessione del 2014 sono sempre più strette sulla popolazione tatara di Crimea: l’incarcerazione per motivi politici, la propaganda e la disinformazione, la soppressione di qualsiasi identità non russa caratterizzano la vita quotidiana. Per molti tatari di Crimea, l’unica opzione è quella di fuggire nella diaspora, lontano dalla propria patria.

Nariman Dzhelal, politico e attivista tataro di Crimea, è in carcere in Russia dal 2022. Foto: Tatarstan.ru/Wikipedia BY 4.0

“Per i Tatari di Crimea, l’occupazione della Crimea da parte della Russia è una questione di vita o di morte”, mi ha detto alla fine di dicembre 2023 Sabina Iliasova, attivista per i diritti umani dell’organizzazione Crimea SOS, che si è rifugiata in Belgio. In Crimea sarebbe in pericolo. Sta cercando di continuare il suo lavoro da un sobborgo di Bruxelles.
“Per noi Tatari di Crimea è una questione di numeri”, dice, descrivendo la situazione: “Solo il 12% della popolazione era tataro di Crimea prima dell’annessione nel 2014. Attualmente ci sono 186 persone in custodia russa, di cui almeno 116 sono tatari di Crimea [al febbraio 2023; n.d.t.]. Dal 2014 sono stati arrestati 19 giornalisti tatari di Crimea, 16 dei quali sono ancora in carcere. Molti sono stati condannati a 14 o 15 anni di carcere! Dall’attacco russo all’intera Ucraina nel 2022, anche i nostri avvocati sono stati deliberatamente perseguitati. A molti è stata revocata la licenza. E trovare un avvocato russo per un prigioniero politico tataro di Crimea è praticamente impossibile”.

Echi del passato, orrori del presente

Subito dopo l’annessione, la leadership russa ha iniziato a perseguitare e arrestare i leader del movimento tataro di Crimea. “Le mura della prigione ti tagliano fuori dal tuo mondo familiare, dal tuo ambiente familiare. […] I ricordi che conservi diventano obsoleti. La distanza tra il tuo passato e il tuo presente si sta aprendo e questo divario si sta allargando. […] Senza comunicazione con il mondo libero, ci si allontana da esso, si dimentica cosa significa essere liberi. Questo significa che il ritorno alla libertà diventa più difficile. I prigionieri politici ricevono pene troppo lunghe perché la salute fisica e mentale di una persona non ne risenta”, scrive Nariman Dzhelal, uno dei vicepresidenti del Consiglio nazionale tataro di Crimea Medjlis. È in custodia cautelare dal 2022. Il padre di quattro figli dovrà scontare 17 anni.

La sistematica persecuzione e repressione della popolazione autoctona della Crimea è presente in quasi tutti gli ambiti della vita quotidiana: prima dell’annessione, c’erano quattro media tatari di Crimea: la prima stazione televisiva tatara di Crimea ATR, l’agenzia di stampa QHA, il giornale Avdet e la stazione radio Meydan FM. Dopo l’annessione, sono stati tutti banditi e i giornalisti sono dovuti fuggire o sono stati perseguitati. Oggi trasmette solo la stazione filorussa Millet.

In Crimea la valuta è il rublo russo e gli orologi segnano l’ora di Mosca. I libri di testo nelle scuole sono gli stessi utilizzati in tutta la Russia. Dal 2023, per l’undicesima classe viene utilizzato un nuovo libro di storia incentrato sulla storia russa dal 1945 a oggi. Trasmette la visione della storia di Vladimir Putin e serve a indottrinare gli alunni.

Gli insegnanti, compresi quelli della Crimea e dei territori occupati dell’Ucraina, sono obbligati a usarlo, altrimenti rischiano di essere perseguitati. Il libro sostiene, ad esempio, che durante la deportazione dei Tatari di Crimea nel 1944, l’Armata Rossa fece ogni sforzo per “garantire che i [deportati] fossero ben nutriti e ben alloggiati”. Per i discendenti dei deportati si tratta di una cinica eco della stessa propaganda stalinista.

Prima dell’annessione, in un totale di 384 classi, in 16 scuole, si insegnava in lingua tatara di Crimea. Secondo Eskender Bariyev, presidente del Centro risorse tataro di Crimea, nel 2021 ne sono rimaste solo 119. Il tataro di Crimea non può essere parlato negli uffici governativi. Chiunque parli nella propria lingua madre durante un’udienza in tribunale, ad esempio, verrà rimproverato per aver violato le regole.

Nel 2016, l'Associazione per i Popoli Minacciati ha lanciato un appello all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa affinché non dimentichi i prigionieri politici in Crimea. Foto: GfbV

Espropri, molestie da parte delle autorità e militarizzazione

Le forze di occupazione stanno espropriando le proprietà ucraine dal 2014. Nel 2022, le autorità locali di Yevpatoria [città sulla costa occidentale della Crimea] e Sinferopoli [capitale della Repubblica autonoma di Crimea] hanno confiscato i terreni dove si trovavano cimiteri musulmani. Secondo il decreto presidenziale russo n. 201, circa l’80% dei terreni in Crimea può essere acquistato solo da cittadini della Federazione Russa. I terreni che appartenevano a cittadini ucraini sono stati espropriati. Dal 2014, praticamente tutti gli abitanti della Crimea hanno dovuto assumere la cittadinanza russa. Chi si rifiuta non è coperto dall’assicurazione sanitaria, non può trovare lavoro, aprire un conto bancario o acquistare una targa automobilistica. Tutto questo ha portato a un’ondata di ucraini e tatari di Crimea in fuga dal Paese.

La demografia della Crimea è stata modificata in modo massiccio con l’obiettivo di insediarvi il maggior numero possibile di russi etnici. I numeri possono essere solo stimati. Secondo Mustafa Jemilev, una delle figure di spicco dei tatari di Crimea, entro il 2021 in Crimea sono stati reinsediati tra 600.000 e 1,5 milioni di russi, mentre 30.000 tatari di Crimea sono fuggiti. La leadership russa vuole creare con forza l’impressione che tutti gli abitanti della Crimea siano a favore della Russia. Nelle scuole, secondo i genitori che vivono ancora in Crimea, si svolgono concorsi di pittura sul tema degli eroi di guerra – gli uomini che hanno combattuto contro l’Ucraina dal 2022. I quadri vincitori vengono esposti in grande formato nelle città e nei villaggi della Crimea.

La penisola è stata sistematicamente militarizzata. Anche giovani di 16-17 anni vengono reclutati per combattere per la Russia contro l’Ucraina. Dal 2014, la Russia ha arruolato più di 34.000 uomini per il servizio militare. Non si sa quanti di loro siano già morti nella guerra in corso. In Crimea sono stati costruiti un nuovo carcere, nuovi cimiteri per i caduti della guerra in Ucraina e ospedali dove vengono curati i soldati russi. I bambini ucraini provenienti dalle aree occupate dalla Russia sono stati portati in presunti campi estivi in Crimea e poi deportati in Russia. Sono tra i circa 20.000 bambini ucraini detenuti in Russia: un crimine mostruoso sulla base del quale la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il Presidente russo Putin.

Dove si delinea il futuro

I militari sostengono che la Crimea è il luogo in cui si potrebbe decidere la guerra russa contro l’Ucraina, poiché i rifornimenti passano attraverso la Crimea e la guerra viene condotta da lì. La parte ucraina ha anche degli scenari su come l’occupazione della Crimea potrebbe essere invertita. Alla fine del 2023, l’Ucraina è riuscita a sferrare diversi colpi all’esercito russo in Crimea. E nella stessa Crimea ci sono ancora persone che protestano, che forniscono all’esercito ucraino informazioni sulle forze armate russe a rischio della propria vita e che sperano in una Crimea libera.

Dopo dieci anni di occupazione, è importante, a livello di società civile, che non si interrompano i contatti tra la popolazione della Crimea, tra i tatari di Crimea in Crimea, in Ucraina e nella diaspora e con le altre persone in Ucraina, afferma Sabina Iliasova. Questo perché le narrazioni e le immagini russe e sovietiche dominano ancora le menti delle persone in Ucraina quando si tratta della Crimea e dei Tatari di Crimea. Gli stessi tatari di Crimea sono ormai sparsi in tutto il mondo. Ma cercano in tutti i modi di tenersi in contatto tra loro e di far luce sul loro destino.

[L’autrice]
Sarah Reinke è responsabile del dipartimento per i diritti umani dell’Associazione per i popoli minacciati. Il suo lavoro si concentra sui diritti umani e sulla situazione delle minoranze nei Paesi dell’Europa orientale. Dal 2017 al 2022 è stata direttrice generale degli studi presso la Fondazione Adam von Trott, Imshausen e.V.