La notizia: pochi giorni fa la direzione del quotidiano basco GARA ha annunciato di aver saldato il debito con la Previdenza Sociale che ammontava a 3 milioni di euro. La somma era il risultato di un accordo sottoscritto nel 2019 tra il quotidiano basco e la Previdenza Sociale che riduceva il debito dai 4 milioni e 700 mila iniziali. Una notizia che già di per se è significativa, vista la crisi endemica che il settore della carta stampata sta registrando in questi anni. Ma il caso GARA assume un significato unico in Europa per diversi motivi. Il primo. Il debito contratto non era scaturito dalla gestione di questo quotidiano, nato nel 1999, ma del quotidiano basco EGIN chiuso, manu militari, il 15 luglio 1998 su ordine del giudice della Audiencia Nacional, Baltazar Garzon, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “entorno de ETA”, le associazioni, organismi, mezzi d’informazione, forze politiche considerate “agli ordini” della organizzazione armata basca ETA.
La chiusura del quotidiano EGIN, dal dopoguerra rimane un caso unico in Europa. Una decisione che verrà poi annullata nel 2009 da una sentenza del Tribunal Supremo spagnolo quando ormai la sede del quotidiano nel poligono industriale di Hernani era avvolta dagli arbusti e nei locali la polvere copriva gli effetti dell’irruzione degli uomini delle forze delle ordine spagnole di quel 15 luglio di 23 anni fa. Non venne annullato, invece, il debito contratto da EGIN con la Previdenza Sociale, che ricadrà con la formula della “continuità ideologica” sul quotidiano GARA, nato nel gennaio 1999 dopo una campagna di azionariato popolare alla quale aderirono più di diecimila persone.
EGIN (fare), la voce dei senza voce
In Spagna a metà degli anni 70, la fine del regime franchista lascia il posto alla monarchia parlamentare, alla legalizzazione dei partiti e a una apertura anche nel mondo dell’editoria. Nascono nuovi quotidiani e settimanali, tra questi El Pais (1977) che diverrà il principale quotidiano spagnolo e il settimanale Cambio 16. Sull’onda dell’apertura anche i quotidiani storici ridefiniranno le loro linee editoriali dopo gli anni di censura franchista come ABC (1905) il giornale monarchico conservatore e giornali delle comunità storiche, la Vanguardia (1881) in Catalunya, El Correo (1938) e El Diario Vasco (1934) del Grupo Vocento nella Comunità Autonoma Basca e El Diario de Navarra (1903), nella Comunidad Foral Navarra.
Nel Paese basco il fermento politico e l’ampia contestazione sociale al processo di riforma politica (il processo istituzionale che porterà al passaggio dal sistema franchista a quello della monarchia parlamentare) si manifesta nella nascita di diversi gruppi politici e l’emergere del sottobosco associativo culturale definito “la società del silenzio” durante la dittatura franchista. La presenza di ETA condiziona in diverso modo l’evoluzione del sistema politico scaturito dalla riforma politica. Anche nel mondo dell’editoria. La dialettica politico culturale dà luogo alla nascita di diversi mezzi d’informazione. Il quotidiano DEIA nasce nel 1977 divenendo fino ai nostri giorni espressione dell’area politica culturale di riferimento del PNV (1898) il partito egemone della Comunità Autonoma Basca. Sempre nel 1977 anche la sinistra basca dà vita a diverse pubblicazioni periodiche in lingua euskara, proibita durante il franchismo, e in spagnolo e francese come ERE, o Punto y Hora. Nel settembre 1977 le due correnti principali della sinistra basca, autonomista e indipendentista, danno vita ad un nuovo quotidiano EGIN (fare).
La partecipazione popolare alla nascita e al mantenimento di EGIN porterà il quotidiano ad essere un punto di riferimento ineludibile per avere chiavi di lettura di quella parte della società basca che contesta il sistema politico. Le notizie di cronaca politica, del conflitto violento, che quotidianamente condizionano la vita sociale basca, sono accompagnate da inserti settimanali su ecologia, il primo in Spagna, musica, cultura; con una sezione internazionale che si avvale di collaborazioni da diverse parti del mondo. Questioni di genere, sessualità, cultura giovanile, sono temi che definiscono lo stile caratteristico del quotidiano. La sezione sportiva, l’edizione del lunedì era la più venduta, farà dire allo scrittore colombiano Julio de Cortazar: “Felipe Gonzales e Alfonso Guerra mi hanno mentito! Egin scrive anche di ciclismo”. Un quotidiano che apriva la prima pagina con titoli come “Trasferimento dei prigionieri baschi nel carcere di Soria” oppure “Tutto il Paese basco festeggia la vittoria del Real”, la vittoria della Real Sociedad nel campionato di calcio spagnolo.
Egin arriverà a vendere 30 mila copie al giorno con il più alto indice di lettori per copia di tutta la Spagna. Come ricorderà il suo ultimo direttore Javier Salutregi, Egin si rese protagonista di alcune iniziative come la pubblicazione del “Diario Rojo del cole” un testo su una riforma radicale della scuola che portò al sequestro dell’edizione. La sede di Egin aveva anche un grande archivio dei principali quotidiani e settimanali spagnoli e baschi, un strumento importante di conoscenza in un’epoca dove non esisteva ancora l’informatizzazione. Insomma, una esperienza unica che pare avesse portato il Dipartimento di Stato statunitense a definirlo come “il miglior quotidiano rivoluzionario del mondo”.
Egin era meta di visite quotidiane nella sua sede di Hernani da parte di studenti, consigli di fabbrica, singole persone che rendevano il quotidiano una esperienza viva e molto radicata. Una impresa che dava lavoro a circa 200 persone e una rete di collaboratori e collaboratrici sparsi su tutta la geografia del Paese basco.
Ma ciò che lo manteneva costantemente sotto il mirino del governo e della magistratura spagnola era l’esistenza di ETA e delle sue azioni violente. EGIN pubblicava le notizie degli attentati e delle loro conseguenze e i comunicati di ETA. Diversi processi vedranno sul banco degli imputati i direttori del quotidiano anche se non ci sarà mai una condanna nei loro confronti. Nonostante la legge sull’editoria spagnola prevedeva un contributo pubblico ai mezzi d’informazione e la pubblicità istituzionale questi non vennero mai concessi dal Governo spagnolo anche se diverse sentenze dei tribunali diedero ragione al quotidiano basco. Il persistere della violenza armata di ETA che provoca decine di vittime e la repressione, arresti, torture, gruppi paramilitari, accentua la pressione su EGIN da parte della autorità spagnole ma anche di quelle autonome basche.
Nel 1992, un restyling del quotidiano porta ad un aumento delle pagine (100), la prima pagina a colori, la comparsa dell’editoriale e nuove sezioni come l’hemeroteca che riporta estratti degli articoli di altri quotidiani spagnoli e baschi e l’equipo de investigacion guidato dal giornalista gallego Pepe Rei che svelerà casi di corruzione, narcotraffico, guerra sporca. Un lavoro di indagine che sarà interrotto da una operazione della polizia autonoma basca nella sede del giornale ed al sequestro di gran parte dei documenti del equipo de investigacion. Pepe Rei subirà un processo per collaborazione con banda armata dal quale verrà assolto.
Luglio 1998, l’assalto a EGIN
Nel 1997 dopo la catarsi sociale e politica scaturita dall’esecuzione da parte dell’ETA del consigliere comunale di Ermua del Partido Popular Miguel Angel Blanco, lo scontro politico si radicalizza. Il governo spagnolo di Aznar e gli apparati dello stato e dei mass media allargano al nazionalismo autonomista l’attacco politico. La deriva sempre più settaria del conflitto porta ad un accordo tra le principali forze politiche sindacali e sociali basche – Accordo di Lizarra-Garazi – al fine di porre fine alla violenza di ETA ed all’inizio di un processo che porti ad una ridefinizione dei rapporti tra Stato spagnolo e società basca basati sul riconoscimento del paese basco come “ambito di decisione”. PSE-PSN (partito socialista basco e navarro) e il PP basco e UPN navarro (la destra spagnola basco-navarra) ostacoleranno questa iniziativa e a Madrid, la prima che vede assieme forze politiche autonomiste e indipendentiste, questa iniziativa provoca una reazione.
Il 14 luglio 1998 duecento agenti della polizia spagnola danno esecuzione all’ordinanza del giudice Baltazar Garzon che ordina la chiusura del quotidiano e di tutte le sue sedi distaccate. Il presidente Aznar in modo esplicito affermerà “pensavate forse che non ci saremmo azzardati a farlo?” In Spagna poche voci si alzano contro questo attacco alla libertà d’espressione come quella di Luis Anson, noto giornalista della destra spagnola, che definisce la chiusura di Egin, “un attacco alla libertà d’espressione perché chi delinque è il giornalista mai un mezzo d’informazione”. Nel Paese basco la reazione è in gran parte opposta. I lavoratori e lavoratrici di EGIN, le migliaia di sostenitori, ma anche semplici cittadini, protestano con una manifestazione a cui partecipano decine di miglia persone ma anche con una iniziativa concreta che porterà due giorni dopo all’uscita di un nuovo quotidiano “Euskadi Information”, una vecchia testata che nasce negli anni settanta nel paese basco francese. Nel gennaio del 1999, dopo una campagna di promozione per un azionariato popolare (circa 600 euro ognuna) che raccoglie 10 mila soci, nasce il nuovo quotidiano GARA (Siamo) (Siamo, perché siamo stati, Siamo perché saremo).