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Un anno dopo la caduta di Assad – Grave pericolo di genocidio contro Alawiti e Drusi – Stop alle espulsioni verso la Siria!

Bolzano, Göttingen, 4 dicembre 2025

Tombe curde distrutte in un cimitero nella regione di Afrin occupata dalla Turchia, aprile 2025. Foto: Kamal Sido / GfbV

A un anno dalla caduta del regime di Assad e dalla presa del potere da parte di islamisti radicali e jihadisti in Siria, l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) traccia un bilancio drammatico: la speranza di stabilità e sicurezza per tutti i gruppi etnici non si è realizzata. Al contrario, le minoranze etniche e religiose sono esposte a violenze sistematiche, espulsioni e attacchi mirati. L’APM/GfbV parla di un grave pericolo di genocidio contro alawiti, drusi e altre minoranze e invita la comunità internazionale ad agire immediatamente. Alla luce della situazione attuale, le espulsioni verso la Siria sono disumane.

La gioia di molti siriani per la caduta del regime di Assad un anno fa e la speranza di un futuro migliore sono state soffocate sul nascere dalla presa di potere degli islamisti. In realtà, la situazione in Siria non si è affatto stabilizzata. Al contrario, la Siria sta attraversando la fase più grave della sua storia. I nuovi governanti islamisti non vogliono governare il Paese insieme, ma vogliono arabizzarlo e islamizzarlo a tutti i costi.

Dopo l’accoglienza garantita ai profughi siriani è irresponsabile che il governo tedesco discuta ora di espulsioni verso la Siria nonostante la drammatica situazione sul posto e le continue violazioni dei diritti umani da parte del regime islamista. L’organizzazione per i diritti umani chiede la sospensione delle espulsioni verso la Siria a livello nazionale. Soprattutto i drusi, gli alawiti e i membri di altre minoranze non devono in nessun caso essere espulsi verso la Siria”.

Tentato genocidio di Alawiti e Drusi

I circa tre milioni di alawiti che vivono sulla costa mediterranea sono in costante pericolo di essere uccisi, deportati o derubati da quando al-Sharaa ha preso il potere. Già nel marzo di quest’anno, migliaia di alawiti, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi dalle truppe del nuovo regime islamista in Siria solo perché erano alawiti. Anche se ufficialmente si parla solo di 1.600 alawiti uccisi, il numero effettivo potrebbe essere molto più alto. Alcuni alawiti parlano di 30.000-60.000 morti, feriti e dispersi. Nel frattempo, la caccia agli alawiti continua, come nella città di Homs, nella Siria centrale.

La regione drusa nel sud della Siria è di fatto sotto un blocco permanente dal luglio di quest’anno. Il blocco per cibo, carburante o medicinali è quasi totale e questi beni faticano ad arrivare nella zona. Senza l’intervento dell’aviazione israeliana, centinaia di migliaia di loro sarebbero stati uccisi o sfollati. Non è chiaro quanti membri della minoranza drusa siano stati uccisi dal regime islamista. Alcuni drusi parlano di almeno 5.000-7.000 morti, feriti o deportati, il che corrisponderebbe all’1% della popolazione drusa totale della Siria, che conta circa 700.000 persone. In risposta agli omicidi di massa, alle deportazioni e agli stupri sistematici delle donne druse da parte del regime islamista e delle sue milizie, i drusi starebbero per separarsi completamente dal resto del Paese.

Gli attacchi sistematici contro alawiti e drusi fanno parte di una strategia mirata di intimidazione e distruzione. Si tratta di un tentativo di genocidio. La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per impedirlo. Il nuovo regime e le sue truppe ausiliarie avrebbero partecipato attivamente agli attacchi mirati e all’uccisione di alawiti e drusi, li avrebbero tollerati e avrebbero dato fuoco a molti villaggi e case di alawiti e drusi, anche a Damasco.

Cristiani, curdi e altre minoranze sono indifesi

Anche la minoranza cristiana in Siria non è riconosciuta come paritaria. Nonostante la loro storia secolare nel Paese, i cristiani devono sottostare alle severe regole della Sharia. Nella pubblica amministrazione gli sceicchi salafiti determinano la vita quotidiana: i cristiani non hanno una vera libertà di religione e sono costantemente esposti a discriminazioni.

Le minoranze in Siria sono indifese. La cosiddetta polizia e l’esercito siriani non sono disposti a proteggere le minoranze religiose ed etniche dagli attacchi. Sono composti principalmente da islamisti sunniti radicali che hanno servito per anni nelle file dell’ISIS o di altre milizie islamiste. Inoltre, tutte le nuove reclute della polizia e dell’esercito devono seguire una formazione religiosa impartita da predicatori radicali.

Il fatto che in Siria vivano ancora curdi è dovuto principalmente alla loro milizia: le “Forze Democratiche Siriane” (SDF), guidate dai curdi e sostenute militarmente dagli Stati Uniti. Ciononostante, i curdi rimasti in Siria sono in grave pericolo. Dopo aver già occupato diverse zone curde, come Afrin nel 2018 e Serekaniye (Ras al-Ain) nel 2019, la Turchia continua a minacciare nuovi interventi militari contro le restanti zone curde.