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La Turchia insedia membri dell’IS nel nord della Siria: stravolgimento della struttura demografica

Bolzano, Göttingen, 3 maggio 2024

Campo profughi nella regione di Shahba, nord di Aleppo, Siria del Nord. Foto: Kamal Sido / GfbV 2019.

La potenza occupante turca sta portando avanti una serie di azioni nel nord della Siria. Insediando musulmani sunniti stranieri, la Turchia vuole rendere i territori occupati privi di curdi. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani nel Regno Unito (SOHR), negli ultimi mesi la Turchia ha reinsediato 120 famiglie nelle aree a maggioranza curda di Ras Al-Ain (Sare Kaniye) e Tall Abyad. Queste aree sono state occupate dalla Turchia nell’ottobre 2019 in violazione del diritto internazionale.

Le persone insediate sarebbero membri dello “Stato Islamico” (IS) fuggiti dai campi di Al Hol e Ain Issa con l’aiuto delle autorità turche. Sono di origine irachena, siriana e di altri paesi. I campi nel nord della Siria, dove sono detenuti i combattenti dell’IS e i loro familiari, sono sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda. La fuga dai campi pesantemente sorvegliati e il trasporto attraverso la Turchia verso Ras Al-Ain o Afrin non sono possibili senza l’aiuto della Turchia. Le autorità turche stanno anche fornendo a queste famiglie lavoro e alloggio. L’obiettivo è cambiare completamente la composizione demografica della popolazione.

Alcuni dei membri dell’IS provengono dall’Asia centrale o dal Caucaso settentrionale. Non tutti vogliono rimanere in Siria. C’è il rischio che i combattenti dell’IS arrivino illegalmente in Germania e in altri Paesi dell’Europa occidentale. Potrebbero unirsi allo “Stato Islamico – Provincia del Khorasan” (ISPK) o a Hizb ut-Tahrir e compiere attacchi in Europa. Gli attacchi della Turchia alle SDF aumentano la probabilità che altri membri dell’IS possano fuggire dai campi.

Poiché i governi dell’UE sono più preoccupati dalla Russia e dalla Cina, c’è il rischio che la minaccia di questi gruppi islamici sunniti non venga presa abbastanza sul serio. La Turchia, invece, tollera questi gruppi per usarli contro i curdi in Siria e in Iraq, ma anche nel proprio Paese, ha riferito Rami Abdulrahman, direttore del SOHR, all’APM.