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Vertice della Lega Araba (19 maggio): Riammissione della Siria senza condizioni

Bolzano, Göttingen, 17 maggio 2023

Campo profughi nella regione di Shahba, nord di Aleppo, Siria del Nord. Foto: Kamal Sido / GfbV 2019.

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) deplora la riammissione della Siria nella Lega degli Stati Arabi. Il regime di Assad non ha dovuto fare alcuna concessione. Esattamente dodici anni fa, il popolo siriano è sceso in piazza per la democrazia, la libertà di opinione e la libertà di stampa. Invece, hanno ottenuto un Paese distrutto: circa 600.000 persone sono state uccise, l’80% della popolazione vive in povertà e 12 milioni di persone sono in fuga dentro e fuori il Paese. Inoltre, ci sono stati e ci sono tuttora crimini terribili contro la popolazione, di cui sono responsabili il regime e i suoi alleati russi e iraniani. Numerosi crimini di guerra possono essere attribuiti all’autocrate turco Erdogan e alle milizie islamiste di ogni tipo, finanziate e armate dagli Stati arabi del Golfo, in particolare dal Qatar, dalla Turchia e da alcuni governi della NATO.

Il ritorno del regime di Assad è uno sviluppo logico della crisi siriana. Questo perché Erdogan, le milizie islamiste e i governi della NATO non erano disposti a offrire alla maggioranza della popolazione siriana un’alternativa migliore ad Assad. Soprattutto le minoranze della società siriana, multietnica e multireligiosa, hanno sofferto della violenza. Le maggioranze cristiana, drusa, ismailita, sciita, yezida, alevita, araba sunnita e curda non volevano e non vogliono accettare un regime islamista propagandato da Erdogan e dai Fratelli Musulmani siriani. L’alternativa alla dittatura di Assad, una Siria democratica in cui tutte le etnie e le comunità religiose, tutti i cittadini possano vivere in modo libero e paritario, è diventata realtà solo nelle aree autonome curde”. La lotta contro queste aspirazioni è stata organizzata nel cosiddetto “formato Astana”, dove Russia, Turchia, Iran e più recentemente il regime di Assad stanno coordinando le loro politiche principalmente contro le richieste di autonomia curda e vogliono imporre un completo smantellamento dell’autogoverno autonomo nel nord della Siria dopo l’invasione e l’occupazione turca di Afrin, che è contro il diritto internazionale. Questa la testimonianza di Kamal Sido, esperto per il Medioriente dell’APM: “Sono stato nel nord della Siria dal 15 aprile al 6 maggio. Ho parlato con persone di etnie e religioni diverse, a Hassakeh, Raqqa o in alcune zone di Aleppo. Tutte queste persone sono stanche della guerra e vogliono pace e tranquillità per il loro Paese. Preferibilmente senza Assad. Ma non vogliono assolutamente Erdogan e gli islamisti come alternativa”.

In una dichiarazione rilasciata dalla Lega Araba il 14 maggio, i ministri degli Esteri arabi si sono dichiarati pronti a “riportare la Siria al suo posto nella Lega Araba”. Questa decisione arriva dopo undici anni di assenza, sullo sfondo delle proteste siriane del 2011, mentre il devastante terremoto che ha colpito la Siria e la vicina Turchia nel febbraio 2023 potrebbe aver accelerato il processo di ristabilimento delle relazioni tra Damasco e i suoi vicini.