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11.11.2025 | Bosnia ed Erzegovina, Sarajevo

Italia-Bosnia: cecchini italiani coinvolti negli omicidi. Anche italiani e altri europei hanno partecipato all’assedio serbo di Sarajevo

7.11.2025 | Diritti umani, Popoli indigeni, Russia, Russland

Russia: APM/GfbV critica l’introduzione delle festività dedicate alle popolazioni indigene definendola una pura farsa

30.10.2025 | Iraq, Minoranze religiose

15 anni dopo il devastante attentato alla Cattedrale di Baghdad (31 ottobre) – I Cristiani in Medio Oriente continuano ad essere minacciati

28.10.2025 | Diritti umani, Masai, Tanzania

Elezioni presidenziali e parlamentari in Tanzania (29 ottobre) – Si aggrava la situazione dei diritti umani dei Masai: aumento degli sfratti e della repressione

20.10.2025 | Armenia, Nagorno-Karabakh

“Ha contribuito in modo determinante al riconoscimento del genocidio degli Armeni” – L’Associazione per i popoli minacciati si congratula con Tessa Hofmann per il conferimento della Croce al merito

17.10.2025 | Marocco, ONU, Saharawi

Giornate di azione per il Sahara occidentale 2025: “50 anni di occupazione – 50 anni di resistenza”

16.10.2025 | Crimea, Russia, Russland, Tatari di Crimea, Ucraina

Escalation della persecuzione russa in Crimea: preoccupazione per donne tatare di Crimea arrestate

13.10.2025 | Popoli indigeni, Unione Europea

Ricatto invece di responsabilità – La commissione giuridica vota a favore di un taglio drastico alla direttiva UE sulla catena di approvvigionamento

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Elezioni in Brasile (2 ottobre): 182 indigeni si presentano come candidati

Bolzano, Göttingen, 26 settembre 2022

Marcia delle donne indigene in Brasile come resistenza alla politica repressiva di Bolsonaro. Foto: Eliane Fernandes / GfbV.

Quest’anno sono 182 i candidati di 45 popoli indigeni che si presenteranno alle elezioni brasiliane del 2 ottobre. Provengono da un totale di 24 Stati della regione amazzonica, del nordest e del sudest, dell’ovest e del sud del Brasile. Oltre al presidente, la popolazione brasiliana elegge i nuovi governatori e i membri del Senato e del Congresso. Si vota anche per i parlamenti statali di tutti i 26 Stati federali. Qui, 30 indigeni sono in corsa, altri 21 sono in corsa per la Camera dei Deputati a Brasilia, tre sono in corsa per i governatorati, uno per il Senato. Un’altra donna indigena è in corsa per la vicepresidenza insieme alla candidata presidenziale socialista Vera Lucia.

Quattro anni di politica anti-indigena sotto Jair Bolsonaro hanno politicizzato ancora di più il movimento indigeno in Brasile. I rappresentanti indigeni vogliono essere presenti attivamente a tutti i livelli politici e rappresentare direttamente i loro diritti. Da quando Bolsonaro si è insediato, le popolazioni indigene brasiliane hanno subito un enorme regresso e non poche violazioni dei diritti umani e spesso attacchi mortali alle loro comunità. L’invasione dei territori indigeni, l’accaparramento delle terre e gli omicidi difficilmente vengono puniti. Soprattutto durante la pandemia di Coronavirus, la violenza e le invasioni sono aumentate. Senza il sostegno delle autorità competenti, le popolazioni indigene brasiliane hanno dovuto fare affidamento su organizzazioni partner nazionali e internazionali per rendere pubblici gli attacchi e le violazioni dei diritti umani.

È tempo che il Brasile elegga un presidente migliore e più umano. Allo stesso tempo, per l’Associazione per i popoli minacciati (APM) è importante che venga eletto il maggior numero possibile di candidati indigeni, affinché possano difendere i loro diritti e contrastare gli interessi delle grandi aziende. Nessuno può rappresentare politicamente gli interessi indigeni meglio di loro stessi.

La rappresentante mbya guarani Kerexu, candidata come deputato a Brasilia, spiega: “Se Joenia Wapichana da sola [eletta deputata nel 2018] è riuscita a mobilitare parte del parlamento per difendere i diritti indigeni e l’ambiente, immaginatevi due, tre, quattro donne indigene in parlamento!”. È riuscita a lavorare come lavora un rappresentante indigeno, collettivamente”.

Sônia Guajajara, candidata al Parlamento di Brasília, afferma: “Le nostre candidature non sono una ricerca del potere per avere il potere. Siamo le voci che devono essere ascoltate. Ma la nostra lotta non è solo a livello politico, è una lotta permanente per la sopravvivenza”.