Bolzano, Göttingen, 25 gennaio 2019
In seguito alla morte violenta di due oppositori al regime sudanese, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede che il Consiglio dell’ONU per i Diritti umani avvii un’indagine indipendente sugli accadimenti nel paese africano. Nel suo appello alla Commissaria dell’ONU per i Diritti umani Michelle Bachelet, l’APM chiede che vengano documentate le torture e le sparizioni forzate di manifestanti, le sistematiche violazioni della libertà di manifestare e di riunirsi e il mirato intralcio all’informazione sia interna sia all’estero affinché i responsabili delle violazioni possano essere perseguiti e giudicati.
Durante le manifestazioni tenute lo scorso 24 gennaio nella capitale sudanese Khartoum, il 22enne Abdel-Azem Babikir è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre lo studente di medicina Mahjoub al-Taj Mahjoub Ibrahim è morto per le conseguenze delle torture subite mentre era sotto custodia dei servizi segreti sudanesi NISS. Da cinque settimane il Sudan è scosso da proteste di massa. Secondo i dati ufficiali, 29 persone sono finora morte durante le manifestazioni ma diverse organizzazioni per i diritti umani stimano che la violenta repressione delle proteste abbia causato almeno 40 morti.
La manifestazione del 24 gennaio a Khartoum è stata la dimostrazione più grande dall’inizio delle proteste. Migliaia di manifestanti si sono riuniti in 17 diversi quartieri della città per chiedere le dimissioni del presidente Omar Hassan al Bashir, al potere da 29 anni. Manifestazioni simili si sono tenute anche in altre città del paese.
L’APM teme che il caso dello studente di medicina non sia un caso singolo ed è preoccupata per la sorte di tutti gli altri detenuti delle strutture del NISS. In particolare l’APM chiede chiarimenti sulla sorte dell’ingegnere agrario 46enne Ahmed Abdalla Omer che lo scorso 20 gennaio 2019 è stato prelevato e portato via con la forza da agenti dei servizi segreti durante una manifestazione a Omdurman: il NISS però nega di avere in custodia l’uomo.