Welcome at the website of Associazione per i popoli minacciati. Your currently used browser is outdated, probably insecure, and may cause display errors on this website. Here you can download the most recent browsers: browsehappy.com

APM teme un massacro dei Kurdi con il benestare degli USA

Siria del Nord: Turchia pronta per una nuova offensiva militare contro la Siria del Nord. APM teme un massacro dei Kurdi con il benestare degli USA

Bolzano, Göttingen

Azione contro l'invasione di Afrin a gennaio 2018 dell'Associazione per i popoli minacciati davanti al Ministero degli Esteri a Berlino. Foto: GfbV.

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha lanciato un appello urgente all’Europa affinché eviti la nuova offensiva della Turchia contro la Siria del Nord. Dopo il via libera del presidente statunitense Donald Trump a una nuova invasione militare turca contro la Siria del Nord e l’annuncio della ritirata delle truppe USA dalla regione, si concretizza il pericolo di nuovi massacri, dello spostamento forzato della popolazione kurda, di una nuova massiccia ondata di profughi nonché della liberazione di migliaia di miliziani dello Stato Islamico (IS). La Turchia ha annunciato l’aggressione militare, ancora una volta in violazione del diritto internazionale, contro la regione kurda della Siria del Nord.

L’aggressione militare turca alla città nordsiriana di Afrin avvenuta nel 2018 in violazione del diritto internazionale, aveva causato centinaia di morti e messo in fuga 200.000 persone mentre l’esercito turco fu accusato di massicce violazioni dei diritti umani. Un nuovo attacco significherebbe una nuova Afrin che rischia di destabilizzare definitivamente la regione e di dare il via a una cosiddetta pulizia etnica della regione. Proprio come avvenuto durante l’offensiva ad Afrin, Erdogan intende mettere in fuga la popolazione kurda della regione e insediare al loro posto i profughi arabo-siriani fuggiti negli scorsi anni dalla guerra civile, cambiando così irrimediabilmente la composizione etnica della regione. Inoltre non è chiaro cosa succederà alle migliaia di prigionieri dell’IS e le loro famiglie attualmente in custodia kurda.

Come già ad Afrin, anche questa volta l’aggressione turca avverrà con mezzi militari forniti soprattutto dalla Germania. Ma anche l’Europa, che con l’accordo sui profughi siglato con la Turchia si è resa ricattabile, deve finalmente prendere in mano la situazione e fermare una nuova illegale operazione militare che creerebbe solo morte, dolore, nuovi profughi e la destabilizzazione di una regione già sensibile.