Bolzano, Göttingen, 3 giugno 2025

A 36 anni dal massacro di Piazza Tienanmen del 4 giugno 1989, l’Associazione per i popoli minacciati (APM) commemora le vittime uccise dall’esercito cinese e le loro famiglie. Ancora oggi, il gruppo delle madri di Tienanmen, i cui figli furono uccisi allora, continua a lottare per un’elaborazione pubblica del massacro. Recentemente, le madri di Tienanmen hanno pubblicato una dichiarazione firmata da 108 persone in cui chiedono al governo cinese di fare chiarezza sui crimini commessi. Nonostante tutti i tentativi di intimidazione da parte del governo cinese che le madri hanno dovuto subire negli ultimi 36 anni, continuano a lottare contro il silenzio e chiedono un elenco completo delle vittime e un risarcimento per le vittime e le loro famiglie.
La violenza del governo cinese nei confronti dei cittadini cinesi che protestavano pacificamente si aggiunge a una lunga lista di crimini. Proprio come il ricordo delle devastazioni autoinflitte del “Grande balzo in avanti” o della Rivoluzione culturale, il governo cinese punta su una politica dell’oblio. A molti leader delle proteste del 1989 non è rimasto altro che fuggire a Hong Kong o in altri Stati. Quelli che, come Liu Xiaobo, sono rimasti nel Paese, sono stati in parte incarcerati più volte. Liu, che nel 2010 ha ricevuto in contumacia il Premio Nobel per la Pace, era già stato incarcerato tre volte dopo il 1989, quando insieme ad altri intellettuali cinesi aveva redatto la ”Carta 08″, in cui si chiedeva la democratizzazione della Cina. Arrestato nuovamente nel dicembre 2008, morì nel 2017 come prigioniero dello Stato cinese.
Dopo il massacro, Hong Kong, che all’epoca non faceva ancora parte del territorio cinese, era un importante punto di fuga. Dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina da parte del Regno Unito nel 1997, la città è rimasta un importante luogo di commemorazione del massacro di Tienanmen. Oggi, il ricordo di Tienanmen a Hong Kong è criminalizzato dalla legge sulla sicurezza nazionale del 2020. I manifestanti del 1989 possono ora commemorare le vittime solo all’estero. Le celebrazioni più importanti si svolgono ora a Taiwan, che a sua volta è minacciata militarmente dalla Cina.
Nell’aprile e nel maggio 1989, centinaia di migliaia di studenti e cittadini cinesi erano scesi in strada per protestare contro la cattiva gestione economica e la corruzione. L’esercito cinese represse brutalmente le proteste pacifiche in piazza Tienanmen nella notte del 4 giugno 1989. Il numero esatto delle vittime non è ancora noto.