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16.5.2025 | Popoli indigeni, Sami, Unione Europea

Elezione del parlamento indigeno Sámi in Svezia (18 maggio): i Sámi chiedono una reale codeterminazione e maggiore autonomia

16.5.2025 | Crimea, Russia, Russland, Russland, Tatari di Crimea, Ucraina

81 anni fa la deportazione dei Tatari di Crimea (18 maggio): la guerra in Ucraina mette ancora una volta a rischio la sopravvivenza delle popolazioni indigene

15.5.2025 | Cina, Dalai Lama, Tibet

30 anni dal rapimento del Panchen Lama da parte della Cina (17 maggio). L’Europa deve impegnarsi per il rilascio dell’autorità spirituale tibetana

13.5.2025 | Amazzonia, Masai, Popoli indigeni, Unione Europea

Il cancelliere Merz attacca la legge sulla catena di approvvigionamento: un’alleanza della società civile di oltre 90 organizzazioni lancia una petizione

12.5.2025 | Kurdistan, Minoranze, Syrien, Turchia

Scioglimento del PKK: manca ancora la volontà della Turchia di impegnarsi in seri negoziati di pace

7.5.2025 | Kurdistan, Minoranze, Siria, Syrien

In viaggio attraverso la Siria: Drusi e Alawiti in Siria temono un’escalation di violenza

2.5.2025 | Amazzonia, Masai, Popoli indigeni, Unione Europea

Earth Overshoot Day. I popoli indigeni soffrono in modo sproporzionato le conseguenze del consumo eccessivo di risorse

24.4.2025 | Crimea, Russia, Tatari di Crimea, Ucraina

L’accordo di Trump sull’Ucraina non porterà la pace. Gli attivisti per i diritti umani mettono in guardia dalle conseguenze per la popolazione indigena della Crimea

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Minoranze europee: una risposta disastrosa da parte UE

La Commissione europea respinge con parole prive di contenuto una iniziativa popolare di successo

Minority SafePack.

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si rammarica profondamente della decisione della Commissione UE di affondare l’iniziativa popolare “Minority Safepack (MSPI)” per un pacchetto minoranze a livello UE. Il messaggio inequivocabile è uno schiaffo in faccia alle minoranze culturali, religiose, linguistiche e nazionali. Con il rinvio, l’UE si è dichiarata non competente per l’attuazione dei diritti delle minoranze. Questo contraddice le decisioni della Corte di giustizia europea, i trattati dell’Unione che prevedono la regolamentazione delle questioni delle minoranze e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Il rifiuto di questa iniziativa popolare di successo con più di un milione di firme in sette Stati membri è anche una decisione contro la partecipazione dei cittadini dell’Unione.

Il Segretariato generale della Commissione, a nome della presidente von der Leyen, risponde alla dichiarazione della GfbV-international in modo ironico fino al cinismo. Da un lato, la Commissione sottolinea il suo impegno a rispettare i diritti delle persone appartenenti a minoranze e la diversità culturale e linguistica. Dall’altra parte, la Commissione afferma di aver già preso delle misure. Pertanto, la Commissione ha sufficientemente adempiuto ai suoi obblighi.

Una dichiarazione distaccata dalla realtà delle minoranze. La Fedaral Union of European Nationalities (FUEN) ha lanciato la sua iniziativa dei cittadini “Minority Safepack (MSPI)” per un bisogno politico di fermare la morte delle lingue e delle culture minoritarie. Secondo lo studio “euromosaic” della Commissione europea del 1996, delle 48 lingue minoritarie nell’area dell’UE, 23 hanno solo una vitalità “limitata” o “nulla”. Altre dodici lingue minoritarie sono classificate come “in pericolo”. Dalla pubblicazione dello studio, poco è stato fatto per combattere l’estinzione delle lingue maggiormente in pericolo.

La decisione della Commissione europea ha scavalcato l’istituzione dell’UE che ha la più alta legittimità democratica, cioè il Parlamento europeo, che è eletto direttamente dai cittadini. Una grande maggioranza di deputati ha votato a favore dell’iniziativa a favore delle minoranze dopo un’audizione parlamentare sull’iniziativa dei cittadini. Ciononostante, la Commissione ha deciso di non farlo.

Il rifiuto dell’iniziativa dei cittadini da parte della Commissione europea contribuirà anche a rafforzare i movimenti di autodeterminazione in Catalogna, nei Paesi Baschi, in Corsica o tra gli ungheresi della Transilvania rumena. La risposta della Commissione finisce per incoraggiare i disordini nelle regioni delle minoranze linguistiche e nazionali. Con il suo atteggiamento, la Commissione UE si è fatta custode degli interessi dello stato nazionale. L’impegno per la diversità culturale e linguistica si rivela essere una mera accozzaglia di belle parole. Un’occasione persa su tutta la linea.

Wolfgang Mayr, Jan Diedrichsen