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Attacchi a villaggi Fulani causano massacro con 43 morti

Burkina Faso

Bolzano, Göttingen

I Fulani sono spesso vittime di attacchi di milizie private in quanto generalmente sospettati di sostenere i terroristi islamici. Foto: Rita Willaert via Flickr (CC BY-NC 2.0).

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede con determinazione il perseguimento dei responsabili del massacro di 43 persone avvenuto lo scorso 9 marzo durante gli attacchi armati ai villaggi di Barga und Dinguila, abitati da persone appartenenti al gruppo dei Fulani di fede musulmana. Per l’APM, è evidente che la cosiddetta guerra al terrorismo venga utilizzata per commettere gravi violazioni dei diritti umani e vendicarsi di vicini presunti nemici. Non è accettabile che singoli gruppi etnici vengano in toto accusati di terrorismo. In Burkina Faso i Fulani vengono sempre più spesso sommariamente accusati di sostenere il terrorismo di stampo islamico e sono quindi vittime di attacchi da parte di autoproclamate milizie di autodifesa come le Koglweogo.

Queste milizie si sono formate tra gli agricoltori e gli allevatori di bestiame e da anni vengono accusate di commettere gravi violazioni dei diritti umani contro la popolazione civile. Con il pretesto della lotta al terrorismo e l’inefficacia delle forze di sicurezza statali nel proteggere la popolazione da aggressioni jihadiste, queste milizie di fatto godono dell’impunità.

Nel gennaio 2020 il parlamento del paese africano ha approvato una legge che sostiene in modo mirato le “organizzazioni volontarie per la protezione della patria” e in tal senso le milizie di autodifesa possono ricevere armi e i loro volontari possono ricevere un addestramento militare di due settimane.

Ma, commenta l’APM, quando uno stato rinuncia al monopolio della violenza a favore di milizie auto-proclamate, la violenza e le violazioni dei diritti umani ne sono la ovvia conseguenza. Il Burkina Faso deve urgentemente rivedere la sua strategia nella lotta al terrorismo e garantire la tutela della popolazione civile con le forze di sicurezza statali. L’APM si rivolge anche all’Unione Europea chiedendo di impostare la cooperazione con il Burkina Faso ponendo la tutela e il rispetto dei diritti umani come questione prioritaria.

Attualmente in Burkina Faso almeno 560.000 persone sono in fuga dalle violenze, soprattutto nel nord del paese. Nel 2019 sono stati registrati 588 aggressioni armate che hanno causato la morte di complessivamente 1.082 persone.