Bolzano, Göttingen, 28 novembre 2025
L’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) deplora che Papa Leone XIV, durante il suo incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, non abbia sfruttato la sua autorità morale per richiamare l’attenzione sulla precaria situazione delle minoranze religiose in Turchia e nella regione. È deludente che il Papa non abbia trovato parole chiare, in particolare per le comunità cristiane che da decenni subiscono discriminazioni e violenze in Turchia e Siria. Dopo aver iniziato il suo viaggio all’estero ad Ankara, giovedì pomeriggio il Papa si è recato a Istanbul. Da lì domenica partirà per il Libano.
Prima della visita in Turchia, l’APM/GfbV aveva inviato una lettera al Papa <https://www.popoli-min.it/2025/leone-xiv-in-viaggio-verso-la-turchia-27-novembre-il-papa-deve-impegnarsi-a-favore-delle-minoranze-e-della-pace/>, in particolare durante il suo colloquio con il presidente turco, perché richiamasse l’attenzione sul destino dei due vescovi di Aleppo rapiti nel 2013 al confine tra Siria e Turchia. Alcuni indizi suggeriscono che islamisti radicali siriani, sostenuti dalla Turchia, siano stati coinvolti nel rapimento dei vescovi. Il loro autista è stato ucciso sul posto. Il Vaticano, in quanto autorità morale, avrebbe dovuto dare un segnale forte. Inoltre, l’APM/GfbV ha invitato il Papa a visitare Tur Abdin, la patria storica dei cristiani ortodossi siriani nel sud-est della Turchia.
Prima della prima domenica di Avvento, l’APM/GfbV invita nuovamente il Papa come anche le Chiese in Germania a impegnarsi maggiormente a favore dei cristiani perseguitati e delle minoranze religiose. I cristiani e le minoranze religiose in tutto il mondo sono esposti a una grave minaccia da parte dell’Islam politico radicale. I blocchi di cemento nei mercatini di Natale ci ricordano ogni anno che gli attacchi islamisti contro cittadini pacifici sono un pericolo reale anche in Europa. Ciononostante, assistiamo a una minimizzazione degli attori islamisti, ad esempio in Siria, invece che a un impegno coerente a livello mondiale contro l’islamismo.
In Siria, un islamista coinvolto in attacchi simili in Iraq è stato riconosciuto come presidente ed è corteggiato dall’UE e dagli Stati Uniti, nonostante i suoi attacchi alle minoranze alawite e druse e la violenza sistematica contro le donne. Allo stesso tempo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta pianificando di inserire la Fratellanza Musulmana nella lista delle organizzazioni terroristiche, nonostante questa organizzazione sia sostenuta da partner della NATO come la Turchia e il Qatar.
Questa politica contraddittoria dell’UE, degli Stati Uniti e dell’intera NATO mette in pericolo i diritti umani, in particolare la libertà di culto delle minoranze religiose. È giunto il momento di sviluppare una nuova strategia per affrontare l’Islam politico. Una strategia che non miri a minimizzare o sostenere l’islamismo, ma a rafforzare le forze democratiche nel mondo arabo-islamico.
Le chiese, i media e i governi devono assumersi le loro responsabilità, denunciare gli abusi, chiamare i colpevoli con il loro nome e difendere i più deboli, indipendentemente dagli interessi geopolitici.