Bolzano, Göttingen, 20 novembre 2025
In vista del vertice UE-Africa a Luanda, l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) chiede all’Unione Europea di rompere finalmente con le strutture neocoloniali. La politica europea deve finalmente basarsi sulla giustizia, l’autodeterminazione e i diritti umani, non sullo sfruttamento e la doppia morale. L’Europa deve smettere di scaricare le sue crisi politiche, economiche e ambientali sul Sud del mondo. Le società africane pagano il prezzo del nostro benessere.
In considerazione della guerra in Sudan, l’APM chiede sanzioni immediate contro le parti in conflitto e i loro trafficanti d’armi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti. Le persone hanno bisogno di corridoi di fuga sicuri. Gli appelli diplomatici non sono più sufficienti: l’Europa deve agire e proteggere le vite umane.
In Tanzania, l’Europa è corresponsabile dell’espulsione di decine di migliaia di indigeni Masai, apparentemente per motivi di protezione del clima e della natura. In realtà, le persone vengono costrette con la forza ad abbandonare la loro patria per far posto al turismo venatorio e a progetti di compensazione delle emissioni di CO2 scientificamente discutibili.
Anche nel progetto namibiano Hyphen per la produzione di idrogeno verde, l’APM riconosce una continuità coloniale. Comunità come quella indigena dei Nama, a cui è stata sottratta la terra sotto il dominio coloniale tedesco, vengono ignorate in tutte le decisioni centrali. L’Europa garantisce il proprio approvvigionamento energetico attraverso una nuova forma di sfruttamento. La popolazione locale deve avere voce in capitolo e partecipare equamente ai profitti e allo sviluppo delle infrastrutture.
L’APM Chiede inoltre la fine del sostegno dell’UE all’occupazione marocchina del Sahara occidentale. Le aziende europee e gli Stati membri dell’UE traggono vantaggio dagli accordi sulla pesca, l’energia e le materie prime conclusi senza il consenso del popolo saharawi, nonostante la Corte di giustizia europea abbia confermato in diverse sentenze che il territorio non fa parte del Marocco. L’UE partecipa attivamente anche allo sfruttamento dell’ultima colonia africana.
Una politica UE-Africa equa e sostenibile presuppone che i problemi europei – che si tratti di energia, risorse o emissioni – non vengano più trasferiti al Sud del mondo e che le voci, i diritti e le prospettive africane siano al centro di ogni decisione. È quanto si legge in una lettera inviata dalla GfbV ai ministri degli Esteri dell’UE in merito a questa questione.
Il testo della lettera è disponibile qui <https://www.gfbv.de/fileadmin/redaktion/Meldungen/2024/20251119_Brief_EU-Au%C3%9Fenminister_EU-Afrikagipfel_DE.pdf>.