Welcome at the website of Associazione per i popoli minacciati. Your currently used browser is outdated, probably insecure, and may cause display errors on this website. Here you can download the most recent browsers: browsehappy.com

Scioglimento del PKK: manca ancora la volontà della Turchia di impegnarsi in seri negoziati di pace

Bolzano, Göttingen, 12 maggio 2025

Campo profughi nella regione di Shahba, nord di Aleppo, Siria del Nord. Foto: Kamal Sido / GfbV 2019.

Nonostante la decisione finale del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) di deporre le armi e sciogliersi, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) non vede alcuna volontà da parte della Turchia di avviare seri negoziati di pace con i curdi.

“Dopo quasi mezzo secolo, la storia del PKK volge al termine. Questo passo storico è avvenuto solo perché lo ha chiesto il leader del PKK Abdullah Öcalan, imprigionato in Turchia dal 1999. Non è prevedibile che lo Stato turco ponga fine alla persecuzione dei curdi in Turchia e compia passi concreti per risolvere la questione curda”, afferma il dottor Kamal Sido, esperto per il Medio Oriente dell’organizzazione per i diritti umani. Passi importanti per una soluzione pacifica sono il riconoscimento dell’autonomia regionale per i curdi in Turchia, il riconoscimento del curdo come lingua nazionale e la liberazione di tutti i prigionieri politici curdi, compreso il rilascio di Abdullah Öcalan.

Se la Turchia e i suoi alleati della NATO fossero interessati a una soluzione pacifica del conflitto con i curdi, avrebbero rapidamente compiuto passi concreti in questa direzione. Tuttavia, non sembra che ci saranno negoziati di pace seri. Pertanto, l’opinione pubblica democratica, il parlamento turco e i Paesi della NATO devono fare pressione sul governo turco affinché ponga fine al conflitto in Kurdistan e nelle zone limitrofe riconoscendo i diritti dei curdi.

La Turchia deve ritirare immediatamente tutte le sue truppe di occupazione dall’Iraq settentrionale e dalla Siria settentrionale. Ci sono almeno 25 basi militari turche nella sola regione curdo-siriana di Afrin, che è stata occupata dalla Turchia nel 2018 in violazione del diritto internazionale. L’esercito turco deve lasciare immediatamente le aree curde al di fuori della Turchia e cessare tutti gli attacchi contro gli obiettivi curdi. I curdi, compreso il PKK, non creeranno la pace unilateralmente. Anche la Turchia e i suoi alleati della NATO devono lavorare per una soluzione pacifica.

I curdi, ma anche altre minoranze etniche e religiose, temono ora che le milizie islamiste sostenute dalla Turchia, attive in Turchia, Siria e altri Paesi, li attacchino sempre più spesso, dato che il PKK e altre organizzazioni sono state determinanti per sconfiggere lo “Stato Islamico” (IS) e altre organizzazioni islamiste.