Bolzano, Göttingen, 8 dicembre 2025
In occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, il 10 dicembre, l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) mette in guardia dal drammatico peggioramento della situazione delle comunità indigene e delle minoranze in tutto il mondo. Guerre, violenze, regimi autoritari, politiche climatiche fallimentari e interessi economici minacciano sempre più i mezzi di sussistenza e i diritti di questi gruppi.
Con una politica che si impegna a favore dei diritti umani solo quando ciò serve agli interessi geopolitici e che taglia gli aiuti umanitari e i fondi per lo sviluppo, i nostri governi europei spesso favoriscono questo drammatico sviluppo, critica l’organizzazione per i diritti umani. Una politica interna basata esclusivamente sull’isolamento è corresponsabile della diminuzione dell’empatia e della solidarietà verso chi è in difficoltà. L’APM/GfbV chiede una politica estera basata sui diritti umani affinché i diritti umani abbiano finalmente la precedenza sugli interessi geopolitici ed economici.
Violazioni dei diritti umani in Sudan, Siria e Ucraina
L’APM/GfbV critica l’insufficiente risposta dei governi europei alla grave crisi umanitaria in corso in Sudan. L’organizzazione per i diritti umani chiede un massiccio aiuto umanitario per le persone in difficoltà, nonché misure di protezione speciali per le donne e i bambini vittime di stupri sistematici e per le comunità non arabe che vengono uccise e cacciate in modo mirato. La comunità internazionale deve coinvolgere la popolazione civile sudanese in tutte le fasi dei negoziati politici ed esercitare pressioni su paesi terzi come gli Emirati Arabi Uniti, che alimentano la guerra con forniture di armi.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, in Ucraina sono soprattutto le persone che vivono nei territori occupati dalla Russia ad essere esposte a gravi violazioni dei diritti umani. Le minoranze come i tatari di Crimea e i greci di Azov (urum e rumei) sono sistematicamente perseguitati e minacciati di sterminio. L’UE deve impegnarsi con coerenza contro la cessione di territori alla Russia e a favore dei prigionieri politici.
In Siria, le minoranze etniche e religiose sono soggette a violenze sistematiche, espulsioni e attacchi mirati da parte del nuovo regime islamista. Il fatto che ora si discuta di espellere le persone accolte dopo il 2015 è disumano. Soprattutto drusi, alawiti e membri di altre minoranze non devono in nessun caso essere espulsi in Siria.
Repressione mirata e violenza contro le minoranze
Anche in altre regioni, le minoranze sono particolarmente bersaglio di violenza e repressione, avverte l’APM/GfbV. La persecuzione mirata di politici e attivisti curdi da parte del regime di Erdogan non viene quasi mai affrontata in Europa, soprattutto dal governo federale tedesco. La Turchia sta sabotando tutti gli sforzi per una soluzione pacifica della questione curda, ma nonostante ciò il governo federale tedesco non trova parole chiare. Come spesso accade, gli interessi geopolitici vengono anteposti alla protezione delle minoranze e dei diritti umani.
Altrettanto incomprensibile è la mancanza di reazioni politiche alla violenza seguita alle elezioni in Tanzania. Le forze di sicurezza hanno reagito in modo massiccio e letale contro i manifestanti. Da allora, le comunità indigene come i Masai sono soggette a una repressione ancora più forte, a trasferimenti forzati e a pressioni economiche. L’Europa non può più rimanere in silenzio di fronte alle violazioni dei diritti umani da parte del governo tanzaniano. Chiediamo nuovamente di richiedere un’indagine internazionale indipendente e di sottoporre la cooperazione allo sviluppo dei vati stati con la Tanzania a un rigoroso controllo dal punto di vista dei diritti umani.
Accordi economici e politica climatica: i diritti degli indigeni vengono ignorati
Anche i popoli indigeni sono sempre più soggetti a repressioni in tutto il mondo e la pressione sui loro territori sta aumentando rapidamente a causa degli interessi economici. Accordi commerciali come quello tra UE e Mercosur e l’indebolimento della legge sulla catena di approvvigionamento accelerano la deforestazione delle foreste pluviali e minacciano i diritti e i territori dei popoli indigeni. Già ora gli effetti dell’industria della carne, della soia, del legno e dell’estrazione mineraria sulla foresta pluviale amazzonica sono devastanti.
Un altro grave problema è che le comunità indigene non vengono consultate né coinvolte nei progetti che interessano i loro territori, nonostante ciò sia previsto dal diritto internazionale, ad esempio nel caso di grandi progetti infrastrutturali, di produzione di idrogeno o di estrazione mineraria. Questi progetti, promossi dall’UE nell’ambito dei programmi di ‘transizione giusta’, interferiscono direttamente con i territori indigeni. Non è ammissibile che la politica energetica e della catena di approvvigionamento distrugga i mezzi di sussistenza delle comunità indigene.