Bolzano, Göttingen, 5 agosto 2022
Le autorità della Tanzania il 28 giugno 2022 durante una protesta hanno arrestato decine di Masai e una ventina di loro sono ancora in carcere. Le circostanze del loro arresto suggeriscono ragioni politiche per la loro detenzione, come riferisce l’Associazione per i popoli minacciati (APM). Gli arresti sono avvenuti nel corso di proteste contro lo sfratto in corso di numerosi Masai. Sul loro territorio tradizionale verrà costruito un lussuoso resort di caccia, destinato principalmente ai turisti provenienti da Dubai. Durante le proteste, un poliziotto è stato apparentemente ferito a morte da una lancia. Dieci delle persone successivamente arrestate sono leader Masai, tra cui i consiglieri locali di tre villaggi che avevano impugnato con successo lo sgombero previsto presso la Corte di giustizia della Comunità dell’Africa orientale (di cui fanno parte Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi, Ruanda, Sudan del Sud e Repubblica Democratica del Congo) nel 2018.
Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere. L’udienza in tribunale è prevista per oggi, venerdì. I dieci leader sono stati arrestati dopo una riunione congiunta con il Commissario del distretto di Ngorongoro, che li aveva convocati. Lo stesso giorno, altri dieci sono stati arrestati altrove e portati nella prigione di Kisongo. Secondo le loro stesse dichiarazioni, sono stati inizialmente accusati di divulgazione non autorizzata di informazioni sulle proteste, per cui sono stati torturati. In seguito, sono stati accusati anche di associazione a delinquere. Due giorni dopo sono state arrestate altre cinque persone e cinque giorni dopo altre due. Tre di questi, per un totale di 27 Masai, sono di nuovo in libertà da alcuni giorni.
Le circostanze degli arresti fanno sembrare l’intera accusa un’operazione artificiosa. Che 24 persone abbiano cospirato per lanciare una lancia già non sembra plausibile. Il fatto che tra gli arrestati ci siano i consiglieri locali di diversi villaggi denuncianti rende gli arresti particolarmente sospetti. È più probabile che le autorità vogliano intimidire i Masai che protestano, in modo che la redditizia caccia ai trofei possa iniziare il prima possibile. L’espulsione forzata che potrebbe coinvolgere fino a 150.000 Masai è una chiara violazione del diritto internazionale e viola l’ingiunzione della Corte di giustizia della Comunità dell’Africa orientale, ottenuta nel 2018. In questo contesto, l’Associazione per i popoli minacciati chiede l’immediato rilascio dei 24 prigionieri rimasti ancora in carcere.