Bolzano, Göttingen
L’APM mette in guardia dalle conseguenze del previsto intervento militare turco in Siria e critica duramente la pianificata istituzione di una zona di sicurezza al confine con la Turchia. Secondo il diritto internazionale, una zona di sicurezza, o safety zone, deve servire a tutelare la popolazione civile ma quello che intende fare la Turchia è proprio il contrario. La creazione di questa zona di sicurezza prevede infatti lo spostamento forzato della popolazione civile residente per insediarvi migliaia di profughi siriani arabi fuggiti in Turchia dalla guerra. Quello che la Turchia in realtà persegue è la sostituzione della popolazione kurda residente lungo la frontiera tra Siria e Turchia con persone di origine araba. Definire tale operazione “istituzione di una safety zone” è un eufemismo che in realtà cela una ulteriore e gravissima violazione del diritto internazionale che si aggiunge a quella dell’intervento militare.
L’istituzione forzata della safety zone con grande probabilità innescherà una fuga di massa della popolazione residente creando una nuova ondata di profughi e rischia di causare gravi conflitti etnici dall’esito imprevedibile.
Secondo l’articolo 7 dello Statuto della Corte Penale Internazionale il trasferimento forzato della popolazione civile costituisce un crimine contro l’umanità e, anche se la Turchia non riconosce la Corte Penale Internazionale, la definizione dei crimini contro l’umanità, così come fissati negli statuti della Corte, è internazionalmente vincolante. Lo spostamento forzato delle persone, così come pensato dal governo turco, andrebbe a cambiare drasticamente la composizione etnica in Siria del Nord e costituisce a sua volta un grave crimine contro la popolazione civile.