Bolzano, Göttingen, 12 dicembre 2025
Le comunità indigene del Cile saranno le vere perdenti delle elezioni, indipendentemente dall’esito effettivo delle elezioni presidenziali di domenica 14 dicembre: è questo che teme l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV). In particolare, una vittoria elettorale del candidato di estrema destra José Antonio Kast comporterebbe una forte repressione nei confronti delle popolazioni indigene.
Sia Kast che la candidata comunista Jeannette Jara hanno annunciato nei loro programmi economici di voler espandere ulteriormente le esportazioni di materie prime, la protezione degli investimenti e i grandi progetti. I costi di questo modello economico ricadono soprattutto sulle comunità indigene, sugli ambientalisti e sui movimenti sociali.
Particolarmente allarmante è l’ascesa politica di José Antonio Kast, la cui retorica e il cui programma ricordano il periodo della dittatura militare e combinano un duro programma di sicurezza con la criminalizzazione mirata degli attivisti indigeni. Soprattutto per il popolo Mapuche, che nelle regioni di Biobío, Araucanía e Los Ríos è già sottoposto a una massiccia repressione, l’elezione di Kast significherebbe un ulteriore passo indietro: maggiore militarizzazione, limitazione dei diritti fondiari e equiparazione delle legittime rivendicazioni sociali al terrorismo.
L’ampio sostegno a Kast dimostra quanto siano ancora fragili le conquiste democratiche e dei diritti umani in Cile. I temi centrali della campagna elettorale sono stati, per tutti i partiti, l’immigrazione e il presunto aumento della criminalità ad essa correlato. Quest’ultimo aspetto, tuttavia, è privo di qualsiasi fondamento statistico.
Alla luce di questi sviluppi preoccupanti, l’Europa ha la responsabilità di garantire che i diritti umani e gli obblighi internazionali per gli stati firmatari, come la Convenzione ILO 169 e il diritto delle comunità indigene al consenso libero, preventivo e informato, siano applicati in modo coerente nelle relazioni commerciali con il Cile. Invece, approvando l’accordo quadro avanzato tra l’Unione europea e il Cile poco prima delle elezioni, la Germania ad esempio ha rafforzato una linea che antepone gli interessi economici ai diritti umani.
Il Bundestag tedesco ha approvato tutti e tre i disegni di legge per la ratifica del nuovo accordo UE-Cile a novembre. L’accordo prevede l’abolizione di quasi tutti i dazi doganali, la garanzia completa degli investimenti e la sostituzione degli attuali accordi bilaterali di protezione degli investimenti, compreso l’accordo tedesco-cileno del 1991, con nuovi accordi.
L’accordo viene presentato come moderno e basato sui valori, ma contiene pochissimi meccanismi efficaci per la protezione delle popolazioni indigene e delle minoranze; inoltre rafforza i diritti degli investitori senza garantire il rispetto degli obblighi internazionali in materia di protezione dei diritti indigeni.