Welcome at the website of Associazione per i popoli minacciati. Your currently used browser is outdated, probably insecure, and may cause display errors on this website. Here you can download the most recent browsers: browsehappy.com

Anniversario del genocidio della comunità yazida (3 agosto): sospendere le espulsioni dei rifugiati yazidi verso l’Iraq e la Siria

Bolzano, Göttingen, 30 luglio 2025

Un cimitero distrutto yezida in Iraq del Nord. Foto: Prof. Dr. Jan Ilhan Kizilhan / GfbV

In occasione dell’11. anniversario del genocidio della popolazione yazida in Iraq da parte dello “Stato Islamico” (IS), l’Associazione per i popoli minacciati (APM/GfbV) chiede al governo federale tedesco e ai Länder di non espellere più i membri di questa minoranza verso l’Iraq e la Siria. Né in Iraq né in Siria la situazione politica è cambiata in modo sostanziale per la comunità yazida e altre minoranze. Il governo federale tedesco deve finalmente agire e imporre un blocco nazionale delle espulsioni per gli yazidi.

La zona di confine tra Siria e Iraq, da dove nel 2014 l’ISIS ha attaccato la regione montuosa yazida di Sinjar e ha commesso un massacro contro gli yazidi, rimane instabile. Fino al 2019 l’ISIS aveva sotto il suo controllo ampie parti di entrambi i paesi. Le milizie islamiste che hanno preso il potere dopo la caduta del regime di Assad a Damasco e in gran parte della Siria sono, almeno ideologicamente, molto vicine all’ISIS. Non esistono barriere tra le milizie che oggi detengono il potere a Damasco e l’ISIS.

Le minoranze in Iraq e Siria vivono nella costante paura della violenza degli islamisti. Parte della popolazione sunnita nella zona di confine tra Siria e Iraq, dove si trova anche la regione montuosa yazida di Sinjar, nutre ancora grande simpatia per l’ISIS e la sua ideologia islamista disumana. Da quando le milizie siriane hanno preso il potere a Damasco, la minaccia di attacchi islamisti è aumentata. L’ISIS si sta nuovamente espandendo nella regione.

I membri dell’ISIS sarebbero stati coinvolti anche negli attacchi alla comunità religiosa drusa nel sud della Siria. Avrebbero indossato le uniformi delle cosiddette forze di sicurezza siriane, come afferma lo stesso inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria e ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia, Thomas Barrack, noto per la sua vicinanza al presidente turco Erdogan e ai governanti islamisti degli Stati arabi del Golfo.

Inoltre, il governo centrale iracheno e il governo regionale del Kurdistan (Iraq) non riescono ancora a trovare un accordo sull’appartenenza amministrativa del centro yezida di Sinjar. Di conseguenza, né il governo centrale di Baghdad né il governo regionale del Kurdistan si sentono responsabili della ricostruzione della regione montuosa distrutta di Sinjar. Nel 2014 centinaia di migliaia di yazidi sono stati espulsi o costretti a fuggire da questa regione. Senza ricostruzione, infrastrutture funzionanti e una situazione di sicurezza stabile, gli yazidi espulsi non possono tornare nella loro patria.

In questo contesto, l’APM/GfbV ribadisce la sua critica nei confronti dell’atteggiamento del governo federale tedesco, che fino ad oggi non ha ancora affrontato in modo completo il genocidio. Nel quadro del riconoscimento del genocidio da parte del Bundestag, non sono state poste domande importanti. Ancora oggi non è chiaro come sia nato l’ISIS e chi lo abbia finanziato. Le vittime del genocidio meritano un chiarimento completo di queste questioni. Germania e Stati dell’UE i cui cittadini hanno partecipato al genocidio come membri dell’ISIS, così come la NATO, sono in debito con loro.

Il 3 agosto 2014 l’ISIS ha attaccato la comunità yazida a Sinjar, nel nord dell’Iraq, uccidendo almeno 5.000 persone. Circa 7.000 donne e ragazze sono state ridotte in schiavitù. 2.000 di loro sono ancora oggi considerate disperse.