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Bosnia ed Erzegovina tra istigazione e segnali minacciosi

La guerra congelata si sta scaldando

Due donne davanti alle bare delle vittime di Srebrenica. Foto: archivio GfbV.

L’Associazione per i popoli minacciati International (APM-I) fa appello agli stati membri dell’UE, agli USA e alla comunità internazionale affinché prendano misure immediate e decisive per prevenire un’escalation della violenza in Bosnia ed Erzegovina. L’agitazione nazionalista serba e i segnali minacciosi dei separatisti sembrano addirittura rendere possibile una nuova guerra. La crescente fase di radicalizzazione nella Republika Srpska come anche in Serbia non può più essere trascurata. Per dieci anni, il rappresentante serbo nella presidenza bosniaca ha minacciato apertamente la secessione dalla Bosnia e l’unione alla Serbia. Gli stati dell’UE così come gli USA hanno ignorato queste minacce – e questo ora si sta prendendo la sua rivincita. Milorad Dodik e altri politici della Republika Srpska avevano usato la legge recentemente introdotta contro la negazione del genocidio come un’opportunità per bloccare l’intero stato bosniaco.

Il pericolo di una nuova guerra è reale. È giunto il momento di imporre severe sanzioni a Dodik e ai suoi sostenitori. Le sanzioni dovrebbero includere la cancellazione degli aiuti finanziari dall’UE, il divieto di entrare nei paesi dell’UE e il congelamento dei fondi all’estero. I nazionalisti vogliono completare la campagna di annientamento contro tutto ciò che non è serbo che l’accordo di pace di Dayton ha interrotto 26 anni fa. La comunità internazionale deve impedire loro di farlo con tutti i mezzi. Oltre alle sanzioni, l’UE, la Gran Bretagna e gli USA devono prendere una posizione inequivocabile contro le aspirazioni alla Grande Serbia e influenzare anche gli estremisti croati e Croati in Bosnia che vogliono distruggere lo stato bosniaco. Non dovrebbe essere possibile per uno stato membro dell’UE minare la pace in un paese vicino e quindi l’intera regione con pratiche etno-nazionaliste, dice l’appello.

Alcuni stati dell’UE vedono la crisi in Bosnia ed Erzegovina come un’ulteriore leva per l’affermazione dei propri interessi. Questa tattica cinica potrebbe portare a una fine tragica per il popolo della Bosnia ed Erzegovina. Se l’Unione europea vuole essere presa sul serio in termini di politica estera e di sicurezza, non deve ripetere gli errori degli anni ’90. Non deve permettere il genocidio e i crimini di guerra – o condonarli volgendo lo sguardo dall’altra parte.