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Elezioni in Bosnia-Erzegovina (2 ottobre): Difficile ottenere i cambiamenti politici necessari

Bolzano, Göttingen, Sarajevo, 27 settembre 2022

Due donne davanti alle bare delle vittime di Srebrenica. Foto: archivio GfbV.

Il 2 ottobre la Bosnia-Erzegovina terrà le sue none elezioni generali. Queste elezioni sono fortemente influenzate dalle minacce etnico-nazionalistiche delle singole entità e dalle attuali circostanze geopolitiche. La guerra della Russia contro l’Ucraina, in particolare, sta influenzando l’umore del Paese. La leadership dell’entità serba Republika Srpska simpatizza apertamente con le ambizioni imperialiste della Russia: Milorad Dodik, il presidente della Republika Srpska, da anni impedisce alla Bosnia di entrare nella NATO e nell’UE. Putin, in cambio, sostiene la sua campagna elettorale. I due si sono incontrati di recente, a settembre. La divisione etnica del Paese in entità lo rende particolarmente suscettibile all’influenza di altri Stati. Oltre alla Serbia e alla Russia, anche gli Stati dell’UE, la Croazia e l’Ungheria stanno cercando di destabilizzare la Bosnia per i propri interessi.

Il concetto di partiti etno-nazionalisti ha avuto un effetto devastante sul Paese multietnico, multireligioso e multiculturale. Nelle elezioni si tende a votare in base all’etnia, piuttosto che alla competenza. Vincere le elezioni odiando le altre comunità etniche porta a posizioni sempre più estreme. Gli ampi diritti di cui godono le entità etniche nello Stato bosniaco lo tengono paralizzato. Questa situazione di stallo provoca una grande frustrazione, soprattutto tra i giovani. Molti vogliono orientarsi verso l’Occidente, allontanandosi dalla Russia. Non vedono un futuro in Bosnia e lasciano il proprio Paese. Coloro che sono rimasti ancorati alla mentalità degli anni ’90 vengono lasciati indietro, perpetuando la divisione del Paese lungo le linee etniche.

Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, la Bosnia-Erzegovina è uno dei Paesi con il più alto declino demografico. Si registra un calo annuale dell’1,5% e quasi mezzo milione di persone ha lasciato il Paese negli ultimi otto anni. La leggera crescita economica tra il 2018 e il 2020 è terminata con la pandemia. Ora prevalgono inflazione e crisi energetica e alimentare. Le scarse prospettive di sviluppo economico e di benessere sociale non sono destinate a migliorare nelle attuali circostanze.

Tuttavia, le modifiche al sistema elettorale proposte dall’Alto rappresentante della Comunità internazionale aggraverebbero ulteriormente la situazione. Le proposte di Christian Schmidt servono le richieste della Croazia, che non sono meno distruttive per la Bosnia di quelle della Serbia. È inaccettabile e altamente pericoloso che un politico tedesco – per qualsiasi motivo – accetti la discriminazione di ebrei e rom in Bosnia e allo stesso tempo si mostri disposto a negoziare con gli estremisti croati.